Rimasto inizialmente sulla carta, questo provvedimento trovò due anni dopo una spietata applicazione[115]. Un altro elemento utile al governo per controllare l'opinione pubblica venne rappresentato dalla censura dei giornali italiani. Con la fine della guerra di Crimea, combattuta vittoriosamente da Impero ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna contro l'Impero russo, si riunì nella capitale francese il congresso di Parigi, nel quale il Presidente del consiglio del Regno di Sardegna Cavour ottenne che per la prima volta in una sede internazionale si ponesse la questione italiana. Anche il governo diede il suo contributo ad appesantire la situazione; il governo Salandra seguitava a sperare in una guerra breve e limitata alla trincea che non provocasse traumi o sconquassi sociali, per cui incoraggiò l'ottimismo e non diede limitazioni ai consumi e non impose alcuna austerità alla popolazione; ma ancor più grave fu la disparità nel salario medio giornaliero di un operaio e quella del contadino in armi, 7 lire contro appena 90 centesimi[114]. Ma Salvemini non fu l'espressione di un'opinione prevalente non insita dalle opposte correnti di opinione. Visualizza altre idee su Prima guerra mondiale, Guerra mondiale, Uniformi militari. In un solo caso si può parlare di rivolta: nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1917 nell'accampamento della brigata "Catanzaro" ci furono diversi scontri a fuoco e propositi di resistenza, che portarono alla morte di due ufficiali e 2 feriti, nove soldati uccisi e venticinque feriti. 22-lug-2020 - Esplora la bacheca "Prima guerra mondiale" di Gioak su Pinterest. Prima del 1917 le iniziative propagandistiche, ricreative e assistenziali nei confronti dei soldati erano state scarse e mal gestite. Se in nemici fossero stati dipinti feroci e vigliacchi, i soldati avrebbero combattuto con più convinzione e i civili avrebbero scagliato contro il nemico, e non contro i governanti le loro maledizioni. Mentre la politica è impegnata nei mesi di neutralità a compiere calcoli sulle forze e sulle opportunità del paese nell'entrare nel conflitto, entrarono in campo gli intellettuali, che si prefissero lo scopo di moralizzare e idealizzare una situazione, che dal canto loro, non era solo una mera scelta di guadagni territoriali ed egemonia politica. La necessità di portare l'attacco alle unità all'ancora nelle basi navali austro-ungariche portò a ideare una serie di nuovi mezzi insidiosi: nel 1917 fu ideato il barchino saltatore, un piccolo motoscafo silurante dotato di ramponi con cui scalare e superare le ostruzioni all'imboccatura dei porti, mentre nel 1918 fu impiegata la Torpedine semovente Rossetti, un siluro autopropulso con cui due sommozzatori (il maggiore Raffaele Rossetti, ideatore del mezzo, e il tenente medico Raffaele Paolucci) penetrarono nel porto di Pola per affondarvi la nave da battaglia SMS Viribus Unitis[72]. Le prime battaglie sull'Isonzo misero ben presto in luce l'infondatezza di tale dottrina tattica. Diese Seite wird, von Erben des österreichischen Soldaten von Tirol, Osterreichischen Küstenland und Kanaltal geschrieben. Inoltre nel febbraio 1917 gli Imperi Centrali scatenarono la guerra sottomarina indiscriminata, e la curva degli affondamenti di navi mercantili, soprattutto nel Mediterraneo, si impennò verticalmente. Contro la guerra si schierarono invece i ceti borghesi, col loro leader Giovanni Giolitti, il mondo cattolico fedele alle tendenze politiche del Vaticano, e i socialisti. Il 10 novembre Mussolini dichiarò che «il vecchio antipatriottismo è tramontato» e cinque giorni dopo, sul primo numero de Il Popolo d'Italia (fondato dallo stesso Mussolini), uscì il famoso pezzo Audacia in cui Mussolini scrisse a favore della guerra[22][23]. La Grande Guerra accrebbe lo stato di isolamento della Somalia italiana, sostanzialmente lasciata a sé stessa; il presidio italiano dovette subire alcune scorrerie e azioni minori da parte dei ribelli somali dello Stato dei dervisci, impegnati in una decennale guerriglia contro i britannici del Somaliland, ma riuscirono a mantenere un certo controllo del territorio[90]. Inizialmente il Regno d'Italia si mantenne neutrale e parallelamente alcuni esponenti del governo iniziarono trattative diplomatiche con entrambe le forze in campo, che si conclusero con la sigla di un patto segreto con le potenze della Triplice intesa. Movimenti interventisti andarono formandosi nell'autunno 1914, fino a raggiungere una consistenza non trascurabile appena pochi mesi dopo. La performance di D'Annunzio fu all'altezza della sua fama; il discorso fu teso a circondare l'evento di un alone di sacralità, e il timbro principale fu dunque quello religioso, e religiosi - anzi biblici - furono molti dei rimandi simbolici e delle movenze ritmiche dell'orazione. Le ipotesi logiche sono in primo luogo la constatazione che gli uomini che vestirono la divisa erano stati educati alla disciplina dell'ambiente familiare e di lavoro; la società contadino-cattolica era una straordinaria scuola d'obbedienza, ed era ancora forte sia nelle campagne che nelle città, e contribuì assieme alla scarsa istruzione media generale, a far accettare passivamente la guerra ai soldati. Dopo un lungo periodo di stasi e riorganizzazione, il 15 giugno 1918 i reparti austro-ungarici tentarono un'offensiva risolutiva attaccando sia a ovest il massiccio del monte Grappa che al centro la linea italiana sul Piave, dando avvio alla battaglia del Solstizio: le truppe italiane ressero all'urto, e per il 22 giugno l'azione si concluse con la ritirata delle forze austro-ungariche[81]. A chiudere il cerchio intervenne l'iniziativa della monarchia, la quale, anziché prendere atto dell'orientamento della maggioranza parlamentare e incaricare Giolitti di formare un nuovo governo, diede nuovamente l'incarico a Salandra. Mentre l'impostazione della guerra italiana e la mancanza di politiche adeguate, fecero si che il consenso dei soldati fosse totalmente in mano all'istituzione militare, almeno fino a Caporetto. La situazione della Libia allo scoppio della prima guerra mondiale era turbolenta: gli italiani controllavano le principali città sulla costa e alcuni presidi nelle regioni dell'interno, ma il resto del paese era largamente in mano ai gruppi di resistenti locali che continuavano ad opporsi con le armi alla penetrazione coloniale dell'Italia. Vita di Antonino di San Giuliano (1852-1914), Dopo Caporetto. La partecipazione dell'Italia alla prima guerra mondiale ebbe inizio il 24 maggio 1915, circa dieci mesi dopo l'avvio del conflitto, durante i quali il paese conobbe grandi mutamenti politici, con la rottura degli equilibri giolittiani e l'affermazione di un quadro politico rivolto a mire espansionistiche, legate al fervore patriottico e a ideali risorgimentali. Il 20 maggio il parlamento riunito ratificò la decisione dell'intervento e il 24 maggio l'Italia entrò ufficialmente in guerra, in un vortice di situazioni che offrono molti argomenti per dare peso alla tesi del "colpo di stato", inteso come violazione delle regole costituzionale o almeno, della volontà parlamentare da parte della monarchia. Al suo culmine il contingente italiano raggiunse il numero di 20/22 000 uomini, che si ridussero gradualmente fino al definitivo ritiro avvenuto entro il dicembre 1920[184][185]. La situazione rimase stazionaria per gran parte del conflitto, con un contingente italiano (arrivato a contare, al suo massimo, circa 100.000 uomini) padrone di Valona e del sud dell'Albania in congiunzione con il fronte stabilito dagli Alleati davanti Salonicco e nel sud della Macedonia; solo tra il luglio e il settembre 1918 le forze italiane passarono all'offensiva e, dopo duri scontri nel settore del monte Tomorr, ruppero il fronte austro-ungarico avanzando nell'interno dell'Albania: il 14 ottobre le unità italiane fecero il loro ingresso a Durazzo mentre il 15 ottobre fu occupata Tirana. La Prima Guerra Mondiale. Questa situazione non era sconosciuta all'alto comando italiano, grazie ai continui rapporti che giungevano dagli osservatori inviati al fronte (in particolare dagli addetti militari a Parigi, tenente colonnello Giovanni Breganze, e Berlino, colonnello Luigi Bongiovanni)[91]; questi misero in luce il potere distruttivo di mitragliatrici e artiglieria e il ruolo sempre più centrale delle trincee, ma come del resto la maggior parte degli ufficiali superiori degli eserciti belligeranti ritennero la guerra di posizione come un fatto temporaneo: la convinzione era che l'incremento della potenza difensiva rendesse più costosi gli attacchi, ma non fino a un livello inaccettabile[92]. Esso entrò in vigore il 1º marzo 1915, con successivi richiami alle armi di militari in congedo effettuati non mediante pubblici bandi, ma attraverso la precettazione personale. Il tema delle condizioni che dovettero affrontare le popolazioni soggette alla provvisoria amministrazione nemica è stato a lungo un tema trascurato dalla storiografia italiana, messo in secondo piano a confronto della situazione militare. Questi dal luglio 1917 ebbe la responsabilità della propaganda interna, e dal febbraio 1918, del neonato Commissariato Generale per l'Assistenza Civile e la Propaganda Interna[169]. Un centinaio di metri dietro la prima linea veniva una seconda linea di trincee, considerata come la linea di massima resistenza e quindi dotata di più robuste fortificazioni oltre a ricoveri sotterranei (nel Carso molte doline furono utilizzate a ciò) rinforzati anche con cemento armato, dove le truppe potessero sopportare al sicuro il bombardamento dell'artiglieria nemica; non era raro che vi fosse anche una terza e, in alcuni casi, una quarta linea di trincee, dietro le quali si trovavano poi le postazioni dell'artiglieria oltre ai comandi, ai depositi e agli ospedali da campo[101]. Da questa considerazione egli elencava le molte carenze tecniche che affliggevano le forze armate, ma già dal 1913 il generale si lamentò dell'addestramento delle truppe e della preparazione alla guerra, ritenuto insufficiente e lacunoso di buoni sottufficiali. Alle carenze statali supplirono numerose associazioni private che si assunsero l'onere dell'assistenza civile; alcune di esse sorsero nei primi mesi del 1915 con fini di educazione nazionale e assistenza alle classi popolari più colpite dalla mobilitazione. Guerra mondiale: coinvolse direttamente o indirettamente (tramite le colonie) tutto il mondo. 15-set-2015 - Questo Pin è stato scoperto da andre baldanza. Gli attacchi sull'Isonzo ripresero nella primavera del 1917, con un'offensiva tra il 12 e il 26 maggio e una seconda tra il 19 agosto e il 19 settembre, inframezzate da una limitata controffensiva austro-ungarica in giugno (la battaglia di Flondar): le forze italiane guadagnarono alcune posizioni, conquistando il Monte Santo e affacciandosi sull'altopiano della Bainsizza, ma non riuscirono a sopraffare le forti difese nemiche. La fallimentare spedizione del colonnello Antonio Miani nel Fezzan alla fine del 1914 e l'entrata in guerra dell'Impero ottomano (con la contestuale proclamazione da parte del sultano di una "guerra santa" contro le potenze europee) rinsaldarono il morale dei guerriglieri libici, e all'inizio del 1915 gli italiani dovettero abbandonare vari capisaldi, non senza subire forti perdite nei ripiegamenti: per l'agosto 1915 la presenza italiana in Tripolitania si era ridotta alle città di Tripoli e Homs e alle loro immediate vicinanze, mentre in Cirenaica, dove la resistenza era guidata dalla confraternita islamica dei Senussi, il controllo italiano non andava oltre una striscia di terreno tra Bengasi e Tobruch[89]. Al momento dell'ingresso dell'Italia nel conflitto il parlamento accordò al governo pieni poteri, a cui seguirono amplissime deroghe alle norme di contabilità dello Stato e in pratica all'abolizione dei controlli della Corte dei conti. Il fronte interno giocò un ruolo fondamentale per il sostegno dello sforzo bellico: gran parte della vita civile e industriale fu completamente riadattata alle esigenze economiche e sociali che il fronte imponeva, e comparve la militarizzazione dell'industria, la soppressione dei diritti sindacali a favore della produzione di guerra, i razionamenti per la popolazione, l'entrata della donna nel mondo del lavoro e moltissime altre innovazioni sociali, politiche e culturali. La propaganda si occupò della prigionia anche in altro modo, ossia con una serie di opuscoli diffusi nel 1917-1918, in cui venivano descritte le condizione di vita dei prigionieri in mano agli austriaci. In modo unanime le autorità tendettero a ridurre il problema dei prigionieri a problema privato e secondario, delegato alle famiglie dei prigionieri, mentre lo stato fu legittimato a disinteressarsene. L'erotismo è invece relegato interamente nell'ambito extra-familiare e nelle tavole liberty di illustratori come Umberto Brunelleschi, collaboratore della «Tradotta», il giornale della 3ª Armata[166]. Il contributo delle donne allo sforzo bellico crebbe mano a mano che si era manifestata la penuria di uomini: tra le 180.000 e le 200.000 donne vennero impiegate nelle industrie di guerra, mentre altre centinaia di migliaia sostituirono gli uomini in altre attività e persino nei distretti militari, come scritturali, dattilografe e archiviste. Dopo Caporetto il Generale Luigi Cadorna venne rimosso dal ruolo di capo di stato maggiore, venendo sostituito dal generale Armando Diaz. Scoppiarono quindi le guerre balcaniche del 1912 e 1913 faticosamente placate dall'intervento austriaco[5]. Visualizza altre idee su prima guerra mondiale, guerra mondiale, elmetto. Possiamo solo immaginare cosa significasse organizzare, registrare, ricoverare, sorvegliare e nutrire questi milioni di uomini, i quali molto spesso dovettero sopportare privazioni materiali inferte intenzionalmente, e violenze fisiche conseguenti soprattutto allo spostamento coatto e alla concentrazione improvvisa di grandi masse, spesso già provate, in condizioni di emergenza. Ma in questi dieci mesi fu la politica a farla da padrone, chiamando in causa il popolo e la nazione nel richiamo al patriottismo, e forzando o surrogando le istituzioni. Gli studi in materia hanno evidenziato la componente repressiva, incoraggiata da Cadorna, resa evidente dalla drammatica documentazione dei processi e delle fucilazioni. La grande guerra 1914-1918 2. La guerra di trincea che si sviluppò sul fronte italiano non fu troppo dissimile da quella che si sviluppò sul fronte occidentale, anche se il terreno montuoso delle Alpi orientali non fece che peggiorare le condizioni di vita dei soldati e la costruzione stessa delle trincee: l'altopiano del Carso presentava un duro strato di roccia calcarea sotto un piccolo velo di terreno, rendendo impossibile scavare trincee profonde senza l'ausilio di perforatrici meccaniche e trasformando ogni esplosione di artiglieria in una cascata di pericolose schegge di pietra; l'altopiano era arido e privo di acqua nei mesi estivi e spazzato dai gelidi venti di Bora in inverno[97]. Assegnate al settore occidentale del fronte macedone nella zona tra il Lago Prespa e il fiume Vardar, le forze italiane combatterono a fianco dei reparti francesi e serbi durante l'offensiva di Monastir del settembre-dicembre 1916 e della battaglia dell'ansa del Crna del maggio 1917, per poi partecipare alla decisiva offensiva del Vardar del settembre 1918 che portò alla rottura del fronte e all'uscita dal conflitto della Bulgaria[86]. Dall'attentato di Sarajevo alla mobilitazione generale dell'Austria-Ungheria. Il ministero dell'Industria e dei Trasporti fissò, in accordo con la Gran Bretagna, un prezzo massimo del carbone di 29-30 scellini per tonnellata, mentre i noli erano fissati in 59 scellini e 6 pence a tonnellata. Non così il governo italiano, convinto a lungo di non poter contare sulla fedeltà dei combattenti, ossessionato dalle diserzioni e convinto che le notizie sulla fame che si pativa nei campi di prigionia le avrebbero scoraggiate. Queste agitazioni sono la testimonianza del diffuso malcontento, di una protesta contro la guerra esasperata dalle privazioni che spesso si univano alle richieste di pace e a miglioramenti salariali. I saccheggi si ridussero dopo un paio di mesi, quando le autorità militari presero in mano la situazione, ma a quel punto iniziò una sorta di razzia intensiva e legalizzata dovuta alle direttive dei comandi austro-ungarici che prescrivevano di utilizzare a fondo le risorse del territorio per alimentare e approvvigionare l'esercito occupante a spese della popolazione. E mentre in Francia gli ex prigionieri avevano costituito una federazione per difendere i loro diritti, in Italia poterono solamente cercare di farsi dimenticare (e questo è uno dei motivi per cui la memorialistica in tal senso è molto scarsa). La prima guerra mondiale segna l'inizio delle guerre del Novecento. Era inoltre necessario, per evitare pericolose generalizzazioni, dipingersi nobili, valorosi, buoni ed eventualmente ingenui[168]. Un contingente di 19 ufficiali e 740 militari italiani, poi incrementato a circa 1.000 effettivi, fu inviato a Costantinopoli nel febbraio 1919 come parte della forza d'occupazione inter-alleata stanziata nella zona, con distaccamenti dislocati anche nella Tracia orientale; una piccola missione di osservatori militari fu dislocata a Smirne, occupata da ampie forze greche, mentre un distaccamento di 1.000 uomini fu inviato a presidiare il nodo ferroviario di Konya in appoggio a un reparto britannico. 26 APRILE 1915: il ministro degli Esteri Sonnino sottoscrive il Gadda pose l'accento - con un'insistenza quasi ossessiva - sulla fame e sulle condizioni terribili dei prigionieri rinchiusi a Celle, e di come nonostante le condizioni degli ufficiali come Gadda erano relativamente migliori di quelle dei soldati di truppa, le testimonianze di questi risultano spesso drammatiche, e raccontano la lotta quotidiana per la sopravvivenza in molti casi destinata alla sconfitta. Le politiche aggressive degli stati europei sfociarono in vari conflitti localizzati, riguardanti le colonie, ma andava comunque crescendo l'inquietudine di un conflitto generalizzato, che avrebbe coinvolto le maggiori potenze in uno scontro all'ultimo sangue. Crebbe infatti durante la guerra la contrapposizione tra esercito e Paese, dove soldati e ufficiali pensavano che alle loro spalle fosse rimasta una nazione sostanzialmente estranea alla guerra, e capace anzi, di approfittarne. Alla fine del 1917 furono importati dalla Francia per prove e valutazioni un esemplare del carro pesante Schneider CA1 e quattro dell'ottimo carro leggero Renault FT; questi ultimi fecero da modello per un nuovo carro di concezione italiana, il Fiat 3000, ma la messa a punto del mezzo fu completata solo dopo la cessazione delle ostilità[68]. Nel mondo cattolico, forse a causa del suo orientamento moderato e pragmatico di fronte alla guerra, teso alla rilegittimazione civica dei cattolici nello stato liberale, è molto difficile individuare qualcuno che riesca a farsi sentire. Benedetto Croce prese fin da subito le distanze dai «rissosi e petulanti frutti di un'ideologizzazione del conflitto» che il filosofo, nelle pagina del La Critica, cercò invece di razionalizzare come involgarimento dei tempi e anche a comprendere quale espressione di emozioni collettive e amplificazioni propagandistiche. Vescovi e parroci o uomini d'Azione Cattolica non costituirono una voce capace di inserirsi in modo incisivo nel dibattito su cause e fini della guerra; solo il nazionalista Alfredo Rocco riuscirà a rivolgersi ai cattolici in modo deciso. L'alleanza fu pensata anche in senso anti russo, sbarrando allo zar ogni possibilità di aprirsi nel Mediterraneo. Gli austro-ungarici svilupparono la tattica di lasciare in prima linea durante il bombardamento preparatorio solo un piccolo numero di vedette, tenendo il resto delle truppe al sicuro nei rifugi sotterranei della seconda linea; quando il bombardamento italiano cessava, gli austro-ungarici facevano affluire rapidamente i rinforzi alla prima linea tramite camminamenti protetti[103]. A fine giugno, la prima battaglia dell'Isonzo decretò il fallimento dei piani di Cadorna per una rapida e risolutiva offensiva contro il nemico: l'attacco lungo tutto il fronte isontino delle formazioni italiane si infranse contro le difese austro-ungariche non portando che a miseri guadagni territoriali, pagati con pesanti perdite umane[96]. La prima guerra mondiale 2. Gli italiani che finirono nei campi austro-tedeschi furono complessivamente circa 600.000, circa la metà dei quali catturati dopo la rotta di Caporetto. Dopo una lunga serie di inconcludenti battaglie, la vittoria degli austro-tedeschi nella battaglia di Caporetto dell'ottobre-novembre 1917 fece arretrare il fronte fino alle rive del fiume Piave, dove la resistenza italiana si consolidò; solo la decisiva controffensiva di Vittorio Veneto e alla rotta delle forze austro-ungariche, sancì la stipula dell'armistizio di Villa Giusti il 3 novembre 1918 e la fine delle ostilità, che costarono al popolo italiano circa 650.000 caduti e un milione di feriti. Tutti questi fattori provocarono i primi episodi di insubordinazione. Contemporaneamente alle operazioni belliche, la guerra ebbe anche una profonda influenza sullo sviluppo industriale del paese oltre ad avviare grandi cambiamenti in ambito sociale e politico. In quest'ottica il parlamento appariva svuotato ed esautorato da ogni funzione rappresentativa, dal momento che si muoveva in controtendenza rispetto a quella che veniva - arbitrariamente - considerata la volontà nazionale. I cambiamenti dovuti al conflitto produssero a loro volta effetti differenti in diverse regioni e nei diversi ceti, ma cercando di dare un giudizio complessivo, si può affermare che la maggior parte dei contadini poté godere durante la guerra «di redditi reali diminuiti in limitata misura o non affatto; spesso poté goderne di maggiori» e che il dislivello economico tra proprietari e contadini si attenuò, perché i redditi dei primi quasi sempre diminuirono mentre quelli dei secondi se non aumentarono rimasero fermi[145]. Ma la figura femminile divenne anche fondamentale per rassicurare e rinforzare lo spirito degli uomini che combattevano in trincea. Parallelamente, la ferrea disciplina a cui erano sottoposti i soldati e la facilità con cui questi venivano accusati di diserzione, non consente di calcolare il numero preciso di chi cadde prigioniero dopo aver realmente combattuto, o di chi si lasciò semplicemente catturare per paura, o chi addirittura avesse coscientemente scelto di consegnarsi al nemico. Ogni madrina ha il «suo» soldato, a cui scrive e ne riceve a sua volta le lettere, in un rapporto destinato di norma a rimanere di carattere epistolare, ma che assume un forte significato di sostegno morale per tutti i fanti, soprattutto contadini, che non hanno la possibilità di un conforto familiare. Visualizza altre idee su Prima guerra mondiale, Guerra mondiale, Storia militare. Cominciò a farsi strada l'idea che contro i recalcitranti non vi fosse altro linguaggio utile che la violenza[41]. Non è facile però ricostruire le cifre della complessa fenomenologia di protesta e di dissociazione alla guerra in seno alle forze armate. Nell'atmosfera di «finanza facile» determinatasi durante la guerra, accadde spesso che gli ufficiali preposti alla sorveglianza negli stabilimenti svolgessero di fatto un'azione di mediazione tra gli operai e i datori di lavoro, e tra questi e le amministrazioni militari, determinando aumenti di retribuzione e di prezzi, pur di evitare incidenti e proteste che causassero la diminuzione della produzione[156]. Luigi Cadorna sapeva bene che allo scoppio delle ostilità a lui sarebbe aspettato il compito di attuare il dettato militare della Triplice Alleanza, secondo il quale l'Italia avrebbe dovuto schierarsi accanto a Germania e Austria-Ungheria, sennonché l'annuncio della neutralità lo sollevò da un vero e proprio incubo, consentendogli di dedicarsi al riassetto dell'esercito in base alle nuove prospettive che si poteva supporre. Mentre Salvemini fu fin da subito interventista, a favore dell'Intesa e di un'Italia rivolta ai valori di progresso e di libertà contro gli Imperi centrali, Croce - originariamente triplicista, poi neutralista condizionato dall'impegno governativo - assunse un ruolo meno "rumoroso" rispetto ai movimenti interventisti di sinistra o di destra[30]. Giuseppe Montanari fu un artista-soldato che realizzò una serie di acquerelli mentre partecipava con il grado di sergente alle … Alla fine del 1915 iniziarono ad arrivare alle truppe nuovi equipaggiamenti, come indumenti appositi per il clima di alta montagna e vari dispositivi di protezione personale sperimentali: alle unità di tagliafili delle "compagnie della morte" furono distribuite le cosiddette "corazze Farina", pettorali con paraspalle composti da diversi strati di acciaio corredati da un grosso elmo a calotta con fronte rinforzata, i quali tuttavia si rivelarono eccessivamente ingombranti (la corazza pesava più di nove chili, l'elmo oltre due chili) e molto spesso insufficientemente resistenti alle pallottole austro-ungariche[60]; tra l'ottobre e il novembre 1915 furono distribuite alle truppe i primi elmetti personali, il modello "Adrian" importato dalla Francia poi ufficialmente adottato all'inizio del 1916 e prodotto anche in Italia come Elmetto Mod. Le agitazioni italiane durante tutto il conflitto furono comunque decisamente minori rispetto a quelle avvenute negli altri paesi in conflitto, forse a causa dell'annullamento del potere dei sindacati, forse a causa del forte controllo e repressione o forse a causa della debolezza della nuova e disomogenea classe operaia, pesò certamente molto l'isolamento in cui la scelta neutralista aveva posto i socialisti italiani, che permise la soppressione di ogni attività sindacale e l'aumento incontrastato dell'attività di propaganda contro gli operai "imboscati" e i loro alti salari, contrapposto agli operai e contadini che morivano in trincea[150]. Per quanto riguarda i procedimenti giudiziari aperti, 100.000 per renitenza e 340.000 verso militari alle armi, e le condanne di questi ultimi, 101.700 per diserzione, 24.500 per indisciplina, 10.000 per autolesionismo e 5.300 per resa o sbandamento. Fu un interventismo composito e quindi equivoco. Nel 1917 i due reggimenti furono ridenominati in 99º e 100º Fanteria. Triplice alleanza 3. Anche con gli uomini disposti "a ondate" e non in massa, gli attaccanti risultavano comunque molto vulnerabili; la coordinazione tra fanteria all'attacco e artiglieria non era mai ottimale, una situazione dovuta anche ai primitivi mezzi di comunicazione disponibili: radio e telefoni da campo erano apparecchi ingombranti, e sul campo gli uomini dovevano affidarsi a staffette, piccioni viaggiatori, fumogeni colorati o segnali luminosi. Questo consenso venne raggiunto da vari fattori, basati sia su ipotesi logiche non documentabili, sia su un'effettiva attività assistenziale e di gestione della guerra imposte dai comandi. La poca fiducia che Cadorna aveva nelle truppe non si può ricondurre solo a fattori personali, ma soprattutto alla politica della destra autoritaria di Salandra e Sonnino, altrettanto diffidenti verso le masse[105]. Questo calmiere dei noli, seppur teoricamente in grado di funzionare, era però legato alla coercizione di agenti di polizia che imponessero il calmiere, e alla disponibilità di navi mercantili inglesi o italiane. Tenente generale Felice De Chaurand de Saint Eustache, Zona d'operazioni: Croda Grande - Cadore - Carnia occidentale. Ma di fatto sarebbe stato impossibile assicurare il buon andamento della produzione ricorrendo all'applicazione continua di misure coercitive. La firma dei trattati di pace finali portò a un rigetto delle condizioni a suo tempo fissate nel Patto di Londra e a una serie di contese sulla fissazione dei confini settentrionali del paese, innescando una grave crisi politica interna sfociata nella cosiddetta "Impresa di Fiume", cui si sommarono i rivolgimenti economici e sociali del biennio rosso; questi fattori gettarono poi le basi per il successivo avvento del regime fascista. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 16 dic 2020 alle 14:29.