Entravano poi in scena i libratores che scavando fino allo strato di roccia, o fino a uno strato solido, valutavano la natura del terreno e stabilivano la tecnica costruttiva da impiegare. 3. Le strade dei Romani, le “consolari”, sono considerate tra le realizzazioni più gloriose e durature di Roma Antica. [3] [11] Veniva poi scavata una trincea sul cui fondo erano sistemate grosse pietre legate con cemento che costituivano la base (statumen) su cui veniva collocato un triplice strato di materiali sovrapposti e compressi: ad un primo strato di conglomerato di pietre e frammenti di mattoni (rudus o ruderatio) legati con calce che aveva lo scopo di drenare le acque, ne seguiva uno intermedio di brecciame costipato e compresso (nucleus) ed infine la pavimentazione (pavimentum) con pietre, blocchi di basalto o lastre squadrate, a seconda della disponibilità locale, perfettamente incastrate tra loro e collocate in maniera da garantire lo scorrimento e la raccolta delle acque in canalette di scolo laterali. [5][15] Presso le mansiones sorgevano le cauponae, per ospitare il personale che viaggiava come scorta dei funzionari. Tra i più famosi il ponte di Tiberio a Rimini, a cinque arcate, il ponte di Alcántara sul Tago, entrambi tra i meglio conservati, e quello di Traiano sul Danubio, alle porte di ferro, al confine tra le attuali Serbia e Romania, progettato da Apollodoro di Damasco e di cui restano pochi ruderi. I più importanti, riservati ai funzionari pubblici, erano le mansiones; situate lungo le vie principali a circa una giornata di viaggio, permettevano ai viaggiatori di fermarsi e pernottare. [3], Nel corso dei secoli il tracciato delle strade ha subito diverse modifiche, con variazioni di percorso e prolungamenti. Un altro famoso itinerario che ci è pervenuto è la Tabula Peutingeriana, che inizia già ad assumere la forma di una carta geografica, benché molto primitiva. Questo servizio poteva essere utilizzato soltanto dalle autorità statali e non da tutti i cittadini. 6 - Le strade si allungano. Sulle lunghe percorrenze il mezzo più diffuso era la raeda (o rheda)[1][33], una carrozza a quattro ruote e con un pianale con alte sponde, sul quale venivano montati dei sedili. [3], Le gallerie, chiamate con voce greca latinizzata cryptae, vennero realizzate soprattutto per scopi militari, come la cosiddetta grotta di Cocceio (o grotta della Pace), fatta aprire da Marco Vipsanio Agrippa per creare un collegamento fra la base navale d'Averno e il lido di Cuma, al tempo della guerra fra Ottaviano e Sesto Pompeo, e la Crypta Neapolitana aperta nella collina di Posillipo per collegare Napoli a Pozzuoli, descritta da Seneca e - molti secoli dopo - da Alexandre Dumas nel Corricolo. Motivo: Elenco da controllare per diverse imprecisioni (principalmente sui tracciati oltreché sul probabile inserimento in lista di strade romane non consolari) Le strade romane, così come tutte le strade antiche, devono essere considerate quindi come un'opera d'arte da godere, studiare e salvaguardare al pari dei capolavori di scultura, di pittura e di architettura. Ma quali sono i nomi delle arterie principali che costituiscono la rete stradale romana? Vi furono circa 100.000 chilometri di strade lastricate e sicure ed altri 150.000 chilometri di strade in terra battuta, ma sufficientemente larghe e adatte per i carri. Qui si poteva usufruire anche dei servizi di stallieri, maniscalchi ed equarii medici, cioè veterinari specializzati nella cura dei cavalli e officine per la manutenzione dei carri, oltre che il rifornimento di viveri.[1][8][15]. Tra le infrastrutture stradali i ponti romani, per le loro tecniche costruttive, sono tra le più interessanti. Gli antichi Romani costruirono lunghe strade per collegare le più lontane province con la capitale dell'impero. La Cosmografia ravennate risale al VII secolo, ma riprende materiale di epoche precedenti. Questo sito o gli strumenti terzi utilizzati utilizzano cookie necessari al funzionamento e alle finalità illustrate nella cookie policy. Le pietre miliari vennero utilizzate già prima del 250 a.C. per la via Appia e dopo il 124 a.C. per la maggior parte delle altre strade. In assenza di testi normativi le informazioni disponibili sono riportate in testi di scrittori quali Vitruvio, Plinio il Vecchio e soprattutto del poeta Publio Papinio Stazio che nel poema in versi Via Domitiana, compreso nel IV libro delle Silvae, descrisse in maniera dettagliata le fasi di costruzione di una strada, nel 95 d.C., con riferimento appunto alla via Domiziana. Talvolta sono stati ritrovati itinerari riportati sugli oggetti più disparati, come le celebri Coppe di Cadice (detti anche bicchieri di Vicarello), quattro coppe d'argento trovate nel 1852 nei pressi di Vicarello (Bracciano) durante gli scavi per la costruzione di una casa, che portano incisi i nomi e le distanze delle stazioni fra Cadice e Roma. Per dare ordine e maggiori spiegazioni, i romani disegnavano dei diagrammi di linee parallele che mostravano le ramificazioni delle strade, anche se non potevano essere considerati mappe, perché mostravano solo l'andamento e le interconnessioni delle strade, ma non le forme del terreno. le strade consolari sono la dimostrazione tangibile della grandezza di roma ed in particolare dell’antica civiltà romana. Le strade romane dell’Etruria. Ogni lato aveva uno sportello per entrare. I Romani costruirono anche strade d'alta montagna per valicare le Alpi e dirette verso le Gallie, la Rezia e il Norico. Inoltre, a differenza delle strade realizzate in precedenza, quelle romane non erano riservate al servizio dei sovrani per i loro viaggi o per lo spostamento degli eserciti e neanche per scopi commerciali: le strade romane erano pubbliche, aperte a tutti, senza esclusioni o privilegi, libere da pedaggi. In età imperiale inizia la costruzione dei primi ponti sulle grandi vie di comunicazione: il già citato ponte di Tiberio a Rimini e il ponte di Augusto a Narni, anch'esso a cinque arcate, di cui quella centrale alta 32 m sul letto incassato della Nera, entrambi sulla via Flaminia, il ponte di Ascoli Piceno, a due archi, sulla via Salaria e quello di Domiziano alla foce del Volturno, di cui resta una testata in laterizio, inglobata nel castello medioevale di Castel Volturno.[8][3]. La creazione di quelle che sarebbero divenute le grandi vie di comunicazione dell'impero fu inizialmente spontanea; si trattava di semplici sentieri e piste che collegavano i vari centri del Lazio, dell'Etruria e della Magna Grecia per modesti commerci a carattere locale. [1], Accanto alla rete delle viae publicae esistevano numerose strade di interesse regionale, le viae vicinalis o viae rusticae, che collegavano gli insediamenti minori ("vici") tra loro o con le vie principali, la cui manutenzione era a carico delle amministrazioni locali, ed infine le viae privatae, di interesse locale e manutenute a spese delle comunità o dei singoli cittadini che le utilizzavano. Cap. Realizzate il più possibile rettilinee per minimizzare le distanze, queste infrastrutture erano essenziali per la crescita dell'impero, in quanto consentivano di muovere rapidamente l'esercito, ma oltre che per scopi militari esse erano utilizzate anche per scopi politici, amministrativi e commerciali. I migliori avevano dei simboli per le città, per le stazioni di sosta, per i corsi d'acqua e così via. Le antiche strade romane 1. [4], A partire dal IV secolo a.C. quando Roma iniziò ad espandersi, di pari passo la conquista della penisola venne avviata la costruzione di nuove strade, con scopi principalmente militari, come supporto alla progressiva annessione di nuovi territori, per rafforzare i nuovi confini raggiunti e preparare ulteriori conquiste, ma anche con funzioni amministrative e commerciali.[8]. Di seguito un elenco parziale di toponimi numerali italiani: Sulle strade extraurbane i Romani usavano diversi tipi di veicoli: per il trasporto di merci l'utilizzo dei carri era generalizzato; il carro più diffuso era detto plaustrum o plostrum. I romani e i viaggiatori antichi in generale non usavano mappe stradali, ma per orientarsi durante un viaggio e valutare i tempi di percorrenza venivano usati gli itineraria, in origine semplici liste di città che si incontravano lungo la strada. I tabellarii portavano un caratteristico cappello in pelle a larghe tese, chiamato petasus per ripararsi dal sole e dalla pioggia. Prende il nome dall’imperatore Marco Aurelio Antonino Augusto, più noto come Caracalla. [5], Le strade romane erano pensate per durare a lungo riducendo al minimo la manutenzione. Intorno al IV sec. Via Flaminia; 6. Che il Comune di Roma abbia qualche problema con i trasporti pubblici non è una novità. Cap. La Tabula Peutingeriana è una copia medioevale in pergamena di una mappa romana che mostra le vie militari dell'impero. Essi per tenersi al riparo dalle inondazioni evitavano comunque di percorrere i fondovalle e le rive dei fiumi, mentre nelle zone più impervie, come i valichi alpini, anche le comode vie lastricate lasciavano il posto a semplici mulattiere. Vie Storiche cerca di contribuire alla diffusione di questo messaggio. STORIA DELLE STRADE CONSOLARI DI ROMA Cap. La più antica tra le grandi vie di comunicazione, le "viae publicae" fu la Via Appia, iniziata nel 312 a.C. da Appio Claudio Cieco per aprire la strada verso la Magna Grecia nel contesto delle guerre sannitiche. [15][17] Benché identificati con lo stesso termine utilizzato per le osterie cittadine, questi locali avevano piuttosto una funzione di "ostelli"; col tempo divennero più lussuosi e la loro fama si differenziò, guadagnandosi una maggiore o minore reputazione a seconda del livello dei servizi offerti e delle persone che li frequentavano. [8][1] Come raccontano diversi storici di quel tempo nel 9 a.C. Tiberio, che si trovava a Ticinum (Pavia), usando queste stazioni raggiunse rapidamente a Mogontiacum il fratello Druso il Germanico, morente per una gangrena causata da una caduta da cavallo, percorrendo duecento miglia in un giorno e in una notte. I ponti venivano costruiti in legno o in pietra, a seconda delle necessità e delle possibilità di approvvigionamento o economiche. Le "viae publicae", comunemente chiamate "consolari", collegavano le città più importanti; queste strade erano percorse dalle legioni romane nei loro trasferimenti e su di esse viaggiavano i corrieri del servizio postale statale ("cursus publicus"). Le strade consolari. Le antiche strade romane rivisitate come se fossero una mappa della metropolitana. [5], Tito Livio cita alcune delle strade più prossime a Roma e alcuni dei loro miliari in periodi ben anteriori alla costruzione della via Appia[6]. Cisium ed essedum erano calessi di piccole dimensioni a due ruote, molto antichi; trainati da un cavallo, portavano solo due persone senza bagaglio, erano quindi adatti solamente a brevi percorsi. La Via Flaminia è la strada consolare romana che collega Roma a Rimini e che oggi nel tratto Roma-Fano … Non ci sono evidenze di toponimi numerali riferibili al primo o al secondo miglio, distanze troppo vicine alla città di riferimento per richiedere la presenza di un punto di sosta attrezzato. Strade consolari. [11], La costruzione e la manutenzione delle strade ebbe le sue magistrature e una sua organizzazione con precise regole per l'impianto dei cantieri, l'arruolamento e la disciplina delle maestranze, i rilievi del terreno e lo studio del regime delle acque. Per le loro esigenze di comunicazione, questi facoltosi imprenditori potevano servirsi di corrieri a cavallo detti tabellarii o cursores, una rete postale privata che consegnava la posta a tariffe prestabilite con un sistema a staffetta. Nella costruzione dei ponti in pietra, che utilizzavano l'arco come struttura di base, i Romani rivelarono una grande capacità costruttiva. Una versione, detta carruca dormitoria, era attrezzata per consentire ai passeggeri di dormire durante il viaggio in modo relativamente confortevole.[1]. [8], Mentre le "viae publicae" erano generalmente lastricate (viae silice statae), le strade secondarie potevano essere pavimentate o meno, ad esempio con solo uno strato di ghiaia o sassi: in questo caso venivano chiamate viae glareatae. [16], Tra due mansiones sorgevano diverse mutationes, stazioni per il cambio di cavalli, muli e buoi. Queste prime strade seguivano i percorsi di piste e di sentieri preesistenti e collegavano Roma con le città vicine. Con l'estendersi del dominio romano venne a crearsi una rete di affari che favorì l'ascesa di una nuova classe sociale imprenditoriale. [11], Le prime vie pavimentate vennero realizzate nell'area urbana di Roma e poi questa tecnica fu estesa gradualmente a tutte le vie di grande traffico, per garantirne la capacità di resistere all’usura e al peso dei veicoli, evitando sconnessure e cedimenti. [11], A questo punto iniziava l'opera di costruzione vera e propria, tracciando dapprima con un aratro due solchi paralleli per delimitare la carreggiata, nei quali erano collocate delle pietre poste in verticale per contenere la massicciata. Per le loro dimensioni erano ben visibili e in zone pianeggianti, in assenza di alberi ai margini della strada, da un miliario era possibile vedere in lontananza sia quello precedente che quello successivo. Tante curiosità sulla costruzione delle strade romane in Italia: un'opera immane realizzata secoli fa che ha ancora un impatto sui viaggiatori di oggi Simile alla raeda era la carruca, antenata delle diligenze usate per il trasporto pubblico molti secoli dopo, che portava fino a sei persone ed era coperta da un tendone, probabilmente in pelle; anche il posto del conduttore era protetto dalle intemperie. Racchiusa dalle mura Serviane, cominciava a dominare sull'Italia. Nel caso di grandi masse rocciose che ostruivano il cammino, dirupi, terreni montuosi o collinari si ricorreva spesso a sbancamenti e gallerie, interamente scavate a mano. A partire da Augusto, la gestione delle "viae publicae", che avevano una funzione soprattutto militare prima che commerciale, era affidata a funzionari statali, i curatores viarum, che avevano il compito di organizzare la manutenzione ordinaria e straordinaria e garantire la pubblica sicurezza lungo la via di competenza. Poco dopo apparvero le liste generali, che comprendevano le altre liste. Fino a quel momento i romani si erano accontentati dell'acqua del Tevere e di quella piovana. [3] Numerosi gli esempi di tagli nei monti per rendere più agevole il valico, come la Montagna Spaccata lungo la via da Pozzuoli a Capua, in Campania. Dato che queste strade arrivavano tutte a Roma (in realtà Roma era il punto di partenza per il calcolo delle distanze), nacque il detto che tutte le strade portano a Roma.