Gli affreschi della Galleria Farnese, un ambiente di Palazzo Farnese a Roma, sono un'opera di Annibale Carracci portata a compimento, in più riprese, tra il 1597 e il 1606-1607. La figura di Selene venne progressivamente confusa con quella di Diana, divinità anch'essa legata alla luna, che la sostituì anche nella storia di Endimione[59]. Lo stesso può dirsi dei ripetuti omaggi alla Galleria Farnese che si riscontrano nell'opera di Gian Lorenzo Bernini, massimo scultore barocco[91]. Molti sono i rimandi alla pittura rinascimentale a partire dalla ripresa del Giona di Michelangelo, che Annibale tiene presente non solo per costruire la figura di Polifemo, ma dal quale mutua anche l'espediente visivo di raffigurare il gigante in dimensioni particolarmente accentuate. Inteso dal Bellori come raffigurazione dell'ebbrezza, madre di ogni vizio, il Trionfo di Bacco e Arianna è stato oggetto di una recente reinterpretazione che vi individua il fulcro dell'intero (supposto) significato allegorico del ciclo della Galleria[29]. Il programma delle pareti lunghe è piuttosto articolato. Come testimoniato tanto da Bellori quanto dal Malvasia, infatti, Agostino Carracci anni addietro aveva ideato un'impresa familiare costituita dalle sette stelle dell'Orsa Maggiore. Infine, dei mascheroni – taluni policromi, altri monocromi – sono collocati sotto i medaglioni e i quadri dei fregi. L’esecuzione degli affreschi della Galleria Farnese iniziò verso il 1597, quando Annibale realizzò una serie di splendidi disegni che documentano anche i cambiamenti del … Condivide nella sostanza l’interpretazione del Bellori John Rupert Martin nella sua ponderosa analisi dell’opera di Annibale Carracci in Palazzo Farense contenuta nel volume, Sostiene questa tesi soprattutto Charles Dempsey, già in alcuni contributi del 1968, ribaditi e sviluppati nella sua monografia, Tra le ipotesi avanzate per spiegare lo spirito edonistico delle pitture della Galleria vi è anche quella di una voluta provocazione di Odoardo Farnese al papa Clemente VIII Aldobrandini, uomo di esasperata pudicizia. Come Annibale magistralmente mostra, il piano della dea ha pieno successo e si vede con quanta passione e con quanta voluttà Giove abbraccia Giunone, bellissima e sensuale, per far l'amore con lei. Aurora, quindi, non più appagata da un compagno così vecchio, volge le sue attenzioni al giovane Cefalo. Concordia che trova la sua massima espressione nel riquadro principale della volta, dove è raffigurato il Trionfo di Bacco e Arianna (personificazioni di Ranuccio Farnese e Margherita Aldobrandini)[19]. Questi quattro medaglioni sono quindi in gran parte coperti e meno visibili. Come già rilevava a suo tempo il Bellori, nel raffigurare il cane di Paride, Annibale dà un cospicuo saggio di bravura, memore forse degli esempi del Parmigianino, artista provetto nel raffigurare animali. All’età di 25 anni, divenne un giovane cardinale grazie alla sorella Giulia, secondo la pubblica maldicenza. Gli unici cartoni della Galleria giunti sino a noi sono una parte di quello per il Trionfo di Bacco e Arianna (conservato nella Galleria nazionale delle Marche di Urbino) – relativa al gruppo del Sileno ebbro che incede a dorso di mulo – e quelli degli affreschi eseguiti da Agostino Carracci (autore anche dei cartoni), entrambi presso la National Gallery londinese. È raffigurato il mito di Ganimede, giovane di leggendaria bellezza del quale Giove si invaghì. Uno di loro sta facendo pipì: è un dettaglio scherzoso che ben si confà allo spirito complessivo degli affreschi della volta e del quale vi sono alcuni precedenti nella grande pittura rinascimentale (ad esempio in Tiziano o in Giulio Romano). Secondo Bellori la tromba sottolinea che all'evento in corso – la consegna a Paride del pomo d'oro – seguirà la guerra. L’ipotesi fu formulata per la prima volta in alcuni studi di inizio Novecento tra i quali quello del Hans Tietze. L'austerità dello stile degli affreschi delle pareti, quindi, rifletterebbe, secondo questa prospettiva, anche la diversa intenzione con la quale sono stati concepiti[71]. Di fronte all'ulteriore rifiuto di Ermafrodito, Salmaci prega gli dèi affinché i due divengano inseparabili. Nel 1901 la proprietà della collezione (nonché della galleria e del parco che la circonda) passò al governo italiano, e la galleria venne aperta al pubblico. Ulteriori possibili allusioni al tema nuziale sono il riferimento al dono prezioso e all'unione con Elena che Paride otterrà dopo aver consegnato il pomo a Venere. Si tratta di un ambiente piuttosto stretto (all'incirca sei metri) e lungo (poco più di venti metri). Il momento raffigurato è quello in cui, nella stanza di Anchise – dove a terra vi è una pelle di leone, trofeo di caccia dell'eroe troiano – questi denuda una languida Venere (le sta togliendo infatti un calzare) prima di far l'amore con lei. Lo stesso Annibale Carracci, inoltre, attese alla decorazione di alcuni gravicembali – i cui pannelli dipinti si trovano oggi a Londra (National Gallery) – che in effetti mostrano assonanza tematica con gli affreschi della Galleria e che forse furono realizzati proprio per essere messi qui[5]. La congregazione si era insediata a Parma proprio per volere dei Farnese e potrebbe essere stata questa l'occasione dell'instaurarsi del rapporto tra il pittore bolognese e la grande casata romana che avrebbe poi condotto, anni dopo, alla chiamata di Annibale da parte di Odoardo[3]. Ciclo cui, data la vicinanza tematica con l'impresa cui si accingeva, Annibale guardò anche per trarvi soluzioni iconografiche e compositive[6]. Per questi ulteriori aspetti – cioè l’utilizzo dei quadri riportati e l’inserimento di una grande scena al centro del soffitto – l’esempio seguito da Annibale fu la decorazione del bolognese Palazzo Poggi (Storie di Ulisse), realizzata da Pellegrino Tibaldi alla metà del XVI secolo[6]. Nell'abbracciare delicatamente il dormiente Endimione Diana, ad un tempo, esprime il trasporto per il giovane ma anche l'accortezza di non svegliarlo. La scena celebra la capacità seduttiva della bellezza muliebre, ma anche il lecito piacere dell'eros in una coppia, quale Giove e Giunone, unita in legittime nozze. The Palazzo Farnese was commissioned by Alessandro Farnese (1468-1549), later Pope Paul III (r. 1534-1549) around 1513. Notevole, infine, è la raffigurazione del ricco vasellame, altro possibile punto di contatto con gli affreschi mantovani di Giulio Romano ed in particolare con la scena del Banchetto di Amore e Psiche. Per i sostenitori della funzione epitalamica degli affreschi farnesiani questo cambiamento potrebbe essersi verificato a causa del concretizzarsi dei propositi matrimoniali di Ranuccio e Margherita[31] con la conseguente decisione di dare alla decorazione della Galleria, e in special modo al suo riquadro principale, funzione celebrativa di questa unione[32]. L'affresco – da taluni messo in relazione ad un dramma di Gabriello Chiabrera[40] – ebbe grande fortuna a Roma, costituendo il modello di più opere di tema analogo realizzate da alcuni dei migliori artisti della scuola bolognese che operarono in città: è il caso dell'Aurora di Guido Reni nel Casino Rospigliosi-Borghese, di quella del Guercino nel Casino Ludovisi e, infine, del Carro di Apollo del Domenichino in Palazzo Costaguti[41]. Per il Bellori Andromeda legata allo scoglio e in balìa del mostro esprime come «l'anima allacciata dal senso divenga pasto del vizio, qualora Perseo, cioè la ragione e l'amor onesto, non la soccorre». Con ogni probabilità il progetto iniziale di Annibale Carracci, per il riquadro centrale della volta, era diverso da quello poi effettivamente portato a compimento. Valgano per tutte queste parole del Bellori: «Ben puoi Roma gloriarti dell'ingegno e della mano di Annibale, quando in sua virtù rinnovossi in te il secolo d'oro della Pittura». In particolare, la prima opera parmense del Carracci fu una grande pala d'altare raffigurante una Pietà con santi (1585), eseguita per la chiesa dei Cappuccini (ora nella Galleria della città). In questa raffigurazione convivono sia l'equilibrata raffigurazione classica, che la sfarzosità del barocco, che si esprime nelle prospettiche fantastiche e negli spazi illusori. Galleria immagini Carrozze Share | Musei Civici di Palazzo Farnese piazza Cittadella 29 29121 - Piacenza - Italy (mappa e contatti) ). Nonostante il tema del modello raffaellesco, tuttavia, la critica moderna tende escludere che questa scena della Galleria raffiguri lo stesso soggetto della Farnesina. Nella figura di Arianna/Venere Celeste andrebbe colto, infatti, anche un intento celebrativo verso la sposa di queste aristocratiche nozze: l'incoronazione di Arianna con un diadema di stelle, si riferisce sì al mito della formazione della Costellazione di Arianna, ma sarebbe, allo stesso tempo, un'allusione alle stelle che compaiono nello stemma familiare[29] degli Aldobrandini[30]. Ed è proprio quanto hanno sostenuto alcuni moderni storici dell'arte[11]. Non è escluso però che i contatti di Annibale con i Farnese siano precedenti all'incontro con il Bombasi. Come pare evincersi da alcuni studi preliminari per i quali si è ipotizzata una connessione col ciclo immaginato per la Sala Grande – tra cui quello per un ritratto equestre del duca Alessandro – Annibale, forse, aveva iniziato a lavorare alla progettazione della decorazione del salone[4], ma questo progetto fu prima sospeso e poi, per ragioni ignote, definitivamente abbandonato[1]. Come visitare Palazzo Farnese durante il vostro soggiorno a Roma. Si tratta delle seguenti storie: Minerva e Prometeo, Arione e il delfino, Ercole e il drago, Ercole libera Prometeo, Mercurio e Apollo, Callisto trasformata in orsa, Diana e Callisto, Dedalo e Icaro. Il tema trattato è molto incerto. Infatti, in un disegno preparatorio (Albertina di Vienna) si osserva che l'idea originaria era quella di raffigurare l'incontro a Nasso tra Bacco trionfante di ritorno dalle Indie ed Arianna dormiente, appena abbandonata da Teseo. Così facendo il Bellori si uniformò ad una tradizione di pensiero – sorta durante il Rinascimento – che deformò in senso edificante la figura di Anterote[9]: nel mito classico, infatti, Anteros non è affatto il contraltare morale di Eros ma, rappresentando l'amore corrisposto, ne è piuttosto un completamento. Nell'affresco il giovane già morto ne stringe un mazzetto mentre Apollo lo innalza al cielo. Annibale raffigura questo evento nel corso del suo stesso accadere: la testa e il torso di Fineo sono già di marmo, mentre le sue gambe sono ancora di carne viva. Alcuni critici moderni, infatti, hanno ipotizzato che la volta della Galleria Farnese sia stata dipinta per celebrare, con funzione epitalamica, le nozze tra Ranuccio Farnese, fratello del cardinale Odoardo, e Margherita Aldobrandini, nipote del papa Clemente VIII, celebrate il 7 maggio del 1600[15]. La scena, tratta da Ovidio (Metamorfosi, Libro VII, 700-708), raffigura Aurora che rapisce il mortale Cefalo, del quale si era invaghita, e lo porta via sul suo carro[39]. Incerto è invece se Annibale per questo riquadro si sia rifatto anche ad antichi sarcofagi. Per quest'altra posizione critica la diversità stilistica rispetto alla volta va spiegata unicamente con la presenza dei giovani aiutanti di Annibale e con la conseguente necessità da parte sua di adottare uno stile più "semplice", replicabile in modo uniforme dai suoi discepoli. Consultare tutte le condizioni di visita sul sito www.inventerrome.com (prenotazione, ecc.) Il primo ambiente di Palazzo Farnese che Annibale Carracci effettivamente decorò è lo studio privato di Odoardo Farnese, noto come Camerino Farnese, in cui realizzò ad affresco un ciclo con le Storie di Ercole e per il quale dipinse anche la tela con Ercole al Bivio. Ultima mostra itinerante, a cura di F. De Santi, La forma da dentro (catalogo Vallecchi, 2009) esposta alla Fondazione Matalon di Milano, alla Galleria Trifoglio di Chieti e Musei Civici di Villa Paolina Bonaparte a Viareggio. Il classicismo viene èerò contraddetto dalla rappresentazioni dei corpi dei vari personaggi: infatti l'artista preferisce una rappresentazione più sensuale del reale a una più idealizzata e statica. L'eroe si rivolge ai disperati genitori della principessa e promette loro di salvare Andromeda se essi gliela daranno in sposa. Galleria Borghese: biglietti e tour ... Consigliamo di prenotare i tour di Palazzo Farnese in anticipo per trovare posto. Secondo alcuni autori il motto avrebbe un significato satirico, nel senso che i romani troverebbero la loro origine non tanto (e comunque prima che) nelle gesta eroiche di Enea, ma in un capriccio erotico di Venere. In quest'ultima, anteposta a quelle di traduzione, compare anche l'incisione con l'apoteosi di Annibale – ideata dal Maratta – che, affiancato dal Genio, prende per mano la Pittura e la conduce verso Apollo e Minerva (tutori delle arti). In altro a sinistra nel quadro vi è uno dei particolari più famosi della Galleria: due amoretti seminascosti tra le fronde spiano quanto sta accadendo. Sul piano iconografico questo quadro riportato segue pressoché alla lettera l'ekphrasis di un dipinto dello stesso soggetto che si trova nelle Immagini di Filostrato il vecchio, opera risalente al III secolo a.C. che contiene una serie di descrizioni di quadri (si ignora se reali o immaginari), tra i quali, per l'appunto, quello con Polifemo e Galatea (Libro II, n. XVIII). Dopo un primo breve soggiorno preliminare a Roma, nel 1594, Annibale prese definitivamente servizio presso il cardinal Farnese nel 1595. Degni di essere sottolineati sono anche i dettagli in rilievo del carro di Bacco e di un'anfora d'oro portata da una delle astanti, associabili ad alcuni lavori di alta oreficeria che in quegli stessi anni Annibale ed Agostino Carracci producevano per Odoardo Farnese. Il Palazzo detto il dado Farnese era considerato tra le quattro meraviglie di Roma. Per i sostenitori della natura epitalamica degli affreschi della volta di Palazzo Farnese, la tromba di Mercurio va letta come strumento per l'annuncio delle nozze Farnese-Aldobrandini così come, nella villa di Agostino Chigi, essa annuncia l'unione tra Amore e Psiche. L'approdo di questo percorso di studi ha evidenziato come in quest'opera Annibale abbia saputo creare un ponte tra passato e futuro: ha recuperato la tradizione dei giganti del Rinascimento italiano, ormai inaridita nelle ultime stagioni manieristiche, dove da quei grandi magari si attingevano soluzioni stilistiche ma non si era più in grado di coglierne l'essenza creativa, e allo stesso tempo ha gettato le basi di un nuovo linguaggio artistico: il barocco[89]. Giove, invaghitosi della principessa fenicia. Non si può affatto escludere, quindi, che i due amorini che si affrontano negli spicchi del soffitto della Galleria siano, non già l'amor profano e l'amor sacro della lettura belloriana, ma Eros e Anteros nell'accezione classica – e non moralizzata – dei due. D'altro canto, che Agostino Carracci abbia utilizzato come modello per il suo corteo marino il celeberrimo affresco di Raffaello (Villa Farnesina) dedicato all'apoteosi della bellissima ninfa è una conclusione largamente condivisa dagli studi. Quattro satiri dalla forte caratterizzazione ferina sono seduti sulle finte cornici dei grandi quadri con Polifemo. la dea al centro del corteo marino si coglie una citazione del busto dell'imperatore Caracalla. Nel racconto di Ovidio (Metamorfosi, Libro XIII, 873-897), infatti, Polifemo concluso il suo canto per l'amata si imbatte in Galatea ed Aci che amoreggiano. Nella lettura belloriana delle scene della volta la chiave che disvela il contenuto allegorico e morale del ciclo va individuata nelle quattro raffigurazioni (agli angoli) della lotta tra Eros e Anteros, figure che lo storico romano, interpreta (non senza qualche ambiguità in alcuni passaggi) come allegorie dell'amor profano (quindi lascivo e dannoso) e dell'amor sacro: l'ineluttabile vittoria di quest'ultimo è rappresentata nella scena in cui, secondo il Bellori, Anteros è cinto della corona della vittoria. Il tema della decorazione della volta della Galleria Farnese è gli Amori degli dèi e le singole scene raffigurate si basano in buona parte sulle Metamorfosi di Ovidio. La Pilotta, centro storico e civile della città di Parma Orari e Biglietti, Dove siamo, Informazioni utili La storia, le sezioni espositive e le opere Cosa accade al museo: mostre, eventi e rassegna stampa La storia, l'architettura e gli spettacoli !function(d,r,i,s){s||(s=document.getElementsByTagName("script"),s=s[s.length-1]);while(i